Monte Caina (Altopiano di Asiago – Valbrenta – VI)
GRUPPO/ZONA: Pendici Altopiano di Asiago – Monte Caina
DISLIVELLO: 950 m
TEMPI: 3.30/4 ore intero percorso, soste escluse
DIFFICOLTA’: EE (escursionisti esperti)
PERIODO CONSIGLIATO: Autunno – inverno – primavera; sconsigliato il periodo estivo
CARTOGRAFIA CONSIGLIATA: Carte dei sentieri delle Sezioni Vicentine del CAI – Canale del Brenta e Massiccio del Grappa
PUNTO DI PARTENZA: Campese (VI)
ACCESSO STRADALE
Provenendo da Bassano del Grappa, sulla strada SP73 che porta a Campolongo sul Brenta, appena dopo il centro del paese di Campese (Piazza Teofilo Folengo) si trova sulla sinistra un parcheggio dove conviene lasciare l’auto . In alternativa per chi percorre la SS47 della Valsugana prendere lo svincolo per Campese, dopo la rontonda e qualche centinaio di metri all’incrocio prendere a sinistra per l’abitato di Campese. Il parcheggio in questo caso sarà alla vostra destra poco prima della piazza del paese.
BREVE DESCRIZIONE
Dal parcheggio presso l’abitato di Campese, continuando a piedi lungo la strada principale in direzione Campolongo sul Brenta si trova sulla destra, circa 200 m dopo il parcheggio, una strada che sale ripida (indicazioni per i sentieri 762 e 763), e la si segue fino al suo termine (1 o 2 posti stretti per eventualmente parcheggiare l’auto). Da qui parte il sentiero che inizialmente sale ripido e lastricato, per poi divenire piano ed attraversare in direzione nord, fino ad incrociare una strada sterrata; la si segue per un centinaio di metri fino a giungere ad un bivio tra i sentieri n.762 e n.763. Consiglio di prendere il sentiero di destra (n.763) che traversa prima lungamente in direzione nord, diretto verso l’evidente costone a nord (Costa Solana, che sta per ‘costa al sole’), per poi iniziare a salire in maniera omogenea con diversi tornanti, fino ad incrociare l’Alta via del tabacco (AVT, 1h30 circa dall’auto). In questa prima parte si attraversano alcuni prati terrazzati, alcuni dei quali ormai abbandonati, segni del lavoro contadino fatto in questi luoghi fino ad alcuni decenni fa. Poi si attraversa un bel bosco misto, in cui prevalgono la roverella (Quercus pubescens) ed il carpino nero (Ostrya carpinifolia), con la presenza non rara del castagno (Castanea sativa), pianta sicuramente sfruttata maggiormente fino a poco tempo fa per i suoi frutti.
Superato l’incrocio con l’AVT si continua a salire, con il bosco che inizia un po’ a diradarsi e si cominciano a vedere le prime rocce che caratterizzano la parte alta del Monte Caina. Da qui fino alla cima passeremo tre differenti formazioni geologiche, che si riescono bene a distinguere: i calcari grigi, il rosso ammonitico ed il biancone. In questa prima parte, con rocce facenti parte della formazione dei calcari grigi, si iniziano a trovare le prime testimonianze della Grande Guerra, in particolare con alcune gallerie scavate nella roccia. Il Comando del Genio delle Truppe dell’Altopiano di Asiago iniziò proprio qui, a partire dal novembre 1916, la realizzazione di sette differenti linee difensive attraverso il Canale di Brenta: gli sbarramenti più a sud avevano il caposaldo sul Monte Caina.
Dopo alcuni tornanti il sentiero, ormai non molto distante dalla cima, inizia a traversare lungamente verso sud, aprendosi in diversi punti a panorami sul Grappa e sulla pianura sottostante. In questa zona, facendo un po’ di silenzio, non è difficile incrociare qualche camoscio (Rupicapra rupicapra), specie che ricerca proprio territori come questi, con una importante presenza di rocce. Passata un’ultima larga cengia (prestare attenzione) si sbuca in una zona prativa che in breve porta in cima al Monte Caina (1002 m). Da qui il panorama spazia a nord sulla Valsugana in direzione del Sasso Rosso e del Col Moschin e Col del Fenilon e a sud verso la pianura, in inverno spesso coperta da nubi, ma da cui sbucano i Colli Euganei ed i Colli Berici, mentre nelle giornate più limpide in lontananza si vedono già gli Appennini. Ben evidenti nei campi aperti attorno alla cima delle lastre di roccia (formazione del Rosso ammonitico) che sono state storicamente utilizzate per la confinazione delle proprietà, cosi come fatto in molte altre aree delle Prealpi Venete, in particolare in Lessinia.
Per il ritorno si inizia a scendere verso sud, più o meno lungo il crinale (sentiero n. 762), e passate alcune case ed una strada forestale, che si segue per un breve tratto, si arriva in breve alla bocchetta Campesana. Qui è ancora presente una vecchia ghiacciaia detta dei “Bora”, che risale all’inizio del 1800, costituita da un vano circolare ed una falsa cupola al di sopra. Durante l’inverno veniva riempita di ghiaccio, che poi era utilizzato durante tutto l’anno, probabilmente dalla casera attigua, ormai in rovina, risalente al 1812. Dalla bocchetta si scende a sinistra verso la val del Brenta, tenendo il sentiero 762, che velocemente riporta al bivio appena sopra l’abitato di Campese. Lungo la discesa si incrocia di nuovo l’AVT e si passa anche nei pressi di un manufatto particolare: il pozzo dei “Casarini”. Essendo queste zone molto carsiche, come quasi tutte le Prealpi Venete, e mancando quindi di acque in superficie, storicamente si adottarono dei sistemi, come il citato pozzo dei “Casarini”, per intercettare l’acqua e trattenerla, soprattutto per gli usi legati all’agricoltura.
MAPPA