LE PINGUICOLE: PIANTE CARNIVORE
Sin da piccolo fra le piante che mi interessavano di più vi erano quelle carnivore, e non attesi molto ad acquistarne alcune. Allora più di oggi quelle che si vendevano comunemente erano le dionee (chiamate anche venus o venere acchiappamosche: Dionaea muscipula), quella che lo stesso Charles Darwin soprannominò “la pianta più spettacolare del mondo” per i veloci movimenti di chiusura delle foglie ad intrappolare gli insetti di cui si ciba. Questa pianta è di origine americana, cosi come molte altre che oggi si trovano in commercio provengono da aree tropicali: esistono però delle piante carnivore caratteristiche della flora italiana, che vale la pena conoscere. Fra queste le drosere, piante tipiche delle torbiere (e per questo ecologicamente molto importanti, in quanto le torbiere rappresentano degli habitat prioritari per la conservazione). Le foglie sono dotate di ciglia secernenti un liquido vischioso, che va a formare una piccola goccia alle estremità delle stesse, che ha la funzione sia di attirare gli insetti che di intrappolarli. Una volta catturati le foglie si richiudono su se stesse per digerirli, grazie a particolari enzimi.
Fra le altre piante carnivore presenti in Italia vi sono le pinguicole: complessivamente si conoscono circa 80 specie appartenenti al genere Pinguicola, di cui 8 presenti in Italia. Morfologicamente sono tutte molto simili, con le foglie basali a formare una rosetta, dotate di due differenti tipi di ghiandole: un tipo di ghiandola ha la funzione di secernere una sostanza collosa che serve ad attirare ed intrappolare gli insetti, l’altro tipo invece ha la funzione di produrre un liquido ricco di enzimi per digerire le prede. E’ facile verificare, appena si osserva un individuo di una delle differenti specie, come sulle foglie basali vi siano molti insetti o piccoli artropodi intrappolati ed alcuni già in parte digeriti. Dalle foglie basali si stacca uno stelo piuttosto lungo che porta un singolo fiore: molto probabilmente gli steli lunghi sono un adattamento per evitare di intrappolare, uccidendoli, gli insetti impollinatori. I fiori sono formati da 5 petali (3 inferiori e 2 superiori), per la maggior parte delle specie di colore blu, viola o bianchi, sono di lunga durata e sono presenti generalmente tra maggio e luglio. I fiori sono molti importanti anche per poter distinguere le varie specie (come nel caso di Pinguicola leptoceras, rara, dalla più comune Pinguicola vulgaris). Le pinguicole si sono adattate a differenti tipi di habitat, ma per la maggior parete sono presenti in prati umidi, aree paludose, pascoli alpini e nei ripari sottoroccia stillicidiosi. Sono distribuite ad altitudini medie fra i 500 ed i 2400-2500 m, mentre il substrato preferito è quello calcareo, ma non è cosi raro trovarle anche in aree con rocce di origine magmatica.
Tutte le pinguicole sono dotate di clorofilla (evidente dalla colorazione verde delle foglie), e quindi dovrebbero essere autotrofe, cioè in grado di produrre da sole il nutrimento attraverso il processo della fotosintesi. Tuttavia, come altre specie carnivore, hanno messo in atto questo meccanismo di eterotrofia per poter ricavare dalle loro prede sostanze azotate ed altri minerali, in quanto vivono su terreni molto poveri di questi elementi: ecco che il fatto di essere piante carnivore fa si che esse siano più competitive rispetto ad altre.
Fra le pinguicole vi è sicuramente da citare una specie la cui scoperta è molto recente (2001), endemica di alcune particolari aree del nord-est (Friuli Venezia Giulia, Veneto e Trentino Alto Adige): la Pinguicola poldinii, presente in un habita particolare quale quello dei ripari sottoroccia stillicidiosi. Tale specie è stata scoperta e descritta per la prima volta in Val d’Arzino, nelle Prealpi Carniche, e poi trovate anche in altre (poche) località del Triveneto, fra cui in Valle di Santa Felicita (Romano d’Ezzelino- Monte Grappa) e in Valle di Lamen (Vette Feltrine, Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi). Alcune foto ed informazioni al sito http://www.actaplantarum.org/acta/galleria1.php?aid=3260
Infine vale la pena di citare come alla stessa famiglia, quella delle Lentibulariaceae, vi sia in Italia un altro genere di piante carnivore con 6 (o forse 7) specie: l’Utricularia. Sono tutte piante acquatiche, che catturano gli insetti o altri piccoli animali attraverso piccole bolle d’aria presenti nelle estremità delle radici (vedi foto), poste sotto il livello dell’acqua (foto delle varie Utricularia tratte da http://www2.arnes.si/~bzwitt/flora/images/lentibulariaceae/utricularia_australis_PID1156-1.jpg e https://www.flickr.com/photos/peupleloup/2841335622)