Flora

IL MAGGIOCIONDOLO ALPINO (Laburnum alpinum)

Una delle piante arboree delle nostre montagne che sicuramente ‘si fa notare’, specie nel momento della fioritura, che come dice il nome stesso inizia a maggio ma che continua fino a luglio a seconda della quota ed esposizione, è il maggiociondolo alpino (Laburnum alpinum). Normalmente viene chiamato solo con l’appellativo di maggiociondolo, ma occorre fare attenzione in quanto esistono due differenti specie: il maggiociondolo alpino, legato più agli ambienti montani e presente a quote comprese fra i 600 m ed i 1600 m circa, ed il  maggiociondolo (Laburnum anagyroides), presente fra la pianura e gli 800 m circa, molto simile al primo ma che si differenziano per alcune caratteristiche, le più evidenti sono nella pagina inferiore della foglia (glabra = senza peli nel maggiociondolo alpino, mentre pelosa nel maggiociondolo) e per i fiori (completamente gialli nel maggiociondolo alpino, provvisti di evidenti macchie marroni-rossastre al centro del vessillo nel maggiociondolo).

Il maggiociondolo alpino si presenta come un grande arbusto (o un piccolo albero), alto fino a 6/7 metri, ha una corteccia verde o bruno-verdastra liscia, particolarmente amata dalle greggi durante la transumanza o da altri ungulati nel periodo invernale, e presenta caratteristiche foglie composte da tre foglioline (trifogliata), che rendono ben riconoscibile il maggiociondolo anche quando non è ancora fiorito. I fiori sono forse la parte più caratteristica di questa pianta, riuniti in abbondanti racemi (infiorescenza, cioè un insieme di fiori, semplice costituita da un asse centrale sul quale si inseriscono fiori con peduncoli della stessa lunghezza in punti diversi lungo l’asse fiorale) penduli di colore giallo. L’infiorescenza fa capire subito che il maggiociondolo è ricompreso nella famiglia delle Fabaceae o Leguminose, come la robinia o il glicine, e che come queste danno un frutto che si chiama legume. Come detto il maggiociondolo è presente nelle nostre montagne a quote variabili fra i 600 m ed i 1600 m, non forma boschi puri (anche se in certe situazioni e/o località vi possono essere molti individui raggruppati assieme, tanto da creare un bellissimo effetto cromatico durante la fioritura, come in alcune zone pedemontane quali Lessinia, Piccole Dolomiti o M. Grappa), ma è una specie arborea presente in boschi freschi e umidi di latifoglie, normalmente associate al carpino nero (Ostrya carpinifolia) nelle quote inferiori e al faggio (Fagus sylvatica) nelle quote superiori del suo areale distributivo.

Due note finali: il maggiociondolo è conosciuto anche come ‘falso ebano, in quanto presenta, specie negli esemplari vecchi, il durame (la parte interna legnosa dell’albero, costituita da legno morto) molto scuro, che veniva utilizzato in sostituzione dell’ebano. Altra nozione molto importante da tenere a mente è che contrariamente a molte altre leguminose, che sono commestibili, il maggiociondolo è fortemente tossico in molte delle sue parti, fiori compresi (se passate dal bellissimo rifugio Boz chiedete per scherzo allo storico gestore Daniele una grappa di eghel – il nome del maggiociondolo nel dialetto bellunese – e poi di raccontarvi la storia del maggiociondolo e di chi ha provato ad assaggiarne i fiori: per fortuna alla fine l’episodio si è risolto nel migliore dei modi e quindi possiamo anche raccontarlo con un sorriso, ma questo dovrebbe insegnarci a non mangiare o masticare nessuna pianta di cui non conosciamo bene le proprietà, in quanto sono molte quelle tossiche o velenose che costituiscono la flora delle nostre montagne).

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