Il capriolo (Capreolus capreolus)
Penso che se si chiedesse a delle persone di dire il primo animale che viene in mente pensando alla montagna di certo una gran parte di loro nominerebbe il capriolo (ho provato a fare proprio questo esperimento in alcuni corsi di fauna generale che ho tenuto, ed il risultato è sempre stato questo). Vedremo a breve se questa idea generale è veramente corretta o se vi sia qualche altro aspetto da considerare.
Il capriolo (Capreolus capreolus) è un ungulato (dal latino ungulatum = provvisto di unghie, cioè un gruppo di mammiferi che appoggiano il proprio peso sulle punta delle dita, le quali sono provviste di unghie formate da zoccoli) appartenente alla famiglia dei cervidi, in cui i maschi portano un palco osseo (che erroneamente vengono chiamate corna, ma è corretto chiamarli palchi) mentre le femmine non hanno appendici frontali. E’ presente in Italia in maniera continua in tutto l’arco alpino, ma anche in gran parte dell’Appennino centro-settentrionale, sino alle province di l’Aquila e Pescara, mentre più a sud è presente solo in piccoli nuclei disgiunti, relitti delle popolazioni presenti anticamente o frutto di recenti reintroduzioni (vedi immagine sulla distribuzione della specie tratta da ‘Lucilla Carnevali, Luca Pedrotti, Francesco Riga, Silvano Toso, 2009 – Banca Dati Ungulati: Status, distribuzione, consistenza, gestione e prelievo venatorio delle popolazioni di Ungulati in Italia. Rapporto 2001-2005. Biol. Cons. Fauna, 117:1-168 [Italian-English text]’).
La distribuzione della specie non sottolinea però un aspetto interessante: spesso si parla di capriolo in Italia, ma dovremmo parlare al plurale, in quanto vi sono due differenti ‘tipi’ di caprioli: il capriolo di origine europea, presente sicuramente in tutte le Alpi ed in gran parte dell’Appennino centro settentrionale, e quello italico, presente nel sud Italia e in una zona circoscritta della Toscana meridionale, con alcune eccezioni. Non entrando troppo nei dettagli sulla classificazione sistematica (se differenziarli in sottospecie Capreolus capreolus capreolus e Capreolus capreolus italicus, come sembra più corretto, o se considerarle due specie differenti), il fatto che esista una reale differenza fra questi due tipi di capriolo è una conseguenza delle glaciazioni del periodo Quaternario, dove a causa della presenza di vaste aree ghiacciate nell’arco alpino si è avuta una separazioni fra differente popolazioni di caprioli, che hanno portato ad un inizio di processo di ‘speciazione‘, cioè quel processo che porta alla creazione di una nuova specie: ecco che in Italia si è differenziato un tipo di capriolo, appunto Capreolus capreolus italicus. Poi con la scomparsa dei ghiacciai l’area alpina è stata interessata da una ricolonizzazione da parte del capriolo europeo, mentre quello italico è rimasto nel centro-sud d’Italia: per tale motivo in Italia abbiamo la presenza di queste due sottospecie, praticamente uguali dal punto di vista morfologico, e quindi non riconoscibili a vista, ma differenti dal punto di vista genetico.
Anche per quel che concerne l’habitat preferito dalla specie vanno a ‘decadere’ alcune comuni credenze: come detto all’inizio dell’articolo spesso si associa il capriolo alla montagna, come se quello fosse l’habitat più ideale, ma in realtà non è affatto così. La specie è presente in una serie molto diversificata di ambienti, dai boschi aperti con un fitto sottobosco, alle aree pascolate in alta montagna, fino alla pianura in aree coltivate purché vi sia la presenza di aree boscate, anche poco estese, dove possa rifugiarsi durante il giorno. Tuttavia occorre sottolineare come il capriolo sia un animale adattato a vivere in aree di pianura o collinari con una copertura vegetativa ricca di cespugli alternati a zone aperte. L’habitat che predilige è anche una conseguenza di un aspetto morfologico: osservando attentamente un capriolo di lato si può facilmente vedere come le gambe posteriori siano più lunghe di quelle anteriori, e che portano ad avere il ‘treno posteriore’ (la parte posteriore del corpo) più alto di quello anteriore. Per tale ragione si usa definite il capriolo come un animale ‘saltatore‘, che predilige la fuga attraverso salti, e non un ‘corridore’, come altri ungulati presenti nelle Alpi. Questa sua caratteristica morfologica fa si che l’habitat più idoneo per la specie sia, come detto, quello collinare, in cui alle aree aperte si alternano boschi ricchi di cespugli, in cui trovare sia alimento ma soprattutto rifugio. Le aree di montagna sarebbero meno favorite anche per le abbondanti precipitazioni nevose, che possono creare seri problemi alla sopravvivenza degli individui durante tutto l’inverno. Anche se oggi spesso vediamo il capriolo in montagna, questo lo si deve molto al fatto che l’habitat preferito dalla specie (quello di pianura e collinare) è stato modificato dall’uomo e reso non più idoneo.