Elleboro erde (Helleborus viridis)
Fra i primi fiori della stagione che si possono vedere nei nostri boschi di collina, in genere fra febbraio ed aprile, c’è senz’altro l’elleboro verde (Helleborus viridis), specie appartenente alla famiglia delle Ranunculaceae, e come quasi tutte le specie di tale famiglia possiede delle sostanze tossiche e velenose. In particolare l’elleboro contiene l’elleborina, un forte veleno cardiaco contenuto nel rizoma (una modificazione del fusto dei vegetali, sotterraneo e simile ad una radice, che ha lo scopo di incamerare sostanze di riserva) della piante, oltre ad altre sostanze tossiche.
L’etimologia del nome elleboro deriva infatti dall’unione di due parole greche che significano ‘cibo mortale‘. Usato anticamente sia per curare la stitichezza che la pazzia, ancora oggi, in alcuni regioni dell’India, si usa bruciare l’elleboro in vicinanza di donne partorienti per accelerare il parto. In ogni caso sia per l’elleboro che per le altre Ranunculaceae è da evitare il contatto, in quanto alcune sostanze tossiche possono essere assorbite anche attraverso la pelle, ed ancor più l’ingestione. Viene riportato da alcuni che Alessandro Magno sia morto per un eccessivo uso dell’elleboro, somministratogli per curare la malaria.
L’elleboro verde è presente soprattutto nelle regioni del nord d’Italia, in aree da collinari fino ai 1600-1700 m di quota, generalmente nelle radure dei boschi o al limitare dei boschi stessi.